Catturavano illegalmente cardellini, torde e allodole anche nel Potentino. Eseguite sette misure cautelari

Commercio illegale di volatili come cardellini, allodole e tordi, che avrebbe fruttato enormi guadagni per una organizzazione con base in provincia di Napoli. E’ questo quanto stato scoperto dai Carabinieri che grazie alle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, diretta dal procuratore Maria Antonietta Troncone, hanno eseguito sette misure cautelari, a carico di promotori e complici. Di loro, due sono agli arresti domiciliari e cinqie sono stati raggiunti da misure che dispongono l’obbligo di dimora nel comune di residenza e presentazione alla Polizia Giudiziaria. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata all’illecito commercio di avifauna protetta e all’illecita cattura.

Una organizzazione che viaggiava dal Sud al Nord dell’Italia. Organizzazione che operava anche in Basilicata, nel Potentino. Infatti, tra le provincie di interesse di chi catturava questi volatili, Salerno, Potenza, Cosenza e Foggia. Poi rivenduti a privati o esercizi commerciali del Nord, in particolare destinazione Veneto, attraverso un sistema di trasporti organizzato meticolosamente. Uno dei due arrestati, ritenuto il capo dell’organizzazione, quando sono arrivati i carabinieri ha esordito dicento “Mi arrestate per due cardilli”. Anche se, durante le indagini -partite nel 2018- si stima che sarebbero stati catturati almeno 11 mila esemplari, con lauti guadagni per il gruppo. 

L’ufficio inquirente diretto da Maria Antonietta Troncone ha così chiesto ed ottenuto dal Gip di Santa Maria Capua Vetere l’emissione di due ordinanze agli arresti domiciliari per coloro che sono ritenuti i capi dell’associazione; gli altri cinque indagati sono stati invece raggiunti dalle misure che dispongono l’obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla polizia giudiziaria; i reati contestati sono l’associazione a delinquere finalizzata all’illecito commercio di avifauna protetta e all’illecita cattura.

In particolare, secondo le indagini sono state portate avanti dal Raggruppamento Carabinieri Cites di Napoli, i volatili sarebbero stati catturati dagli indagati attraverso l’uso di richiami vietati, come altri uccelli vivi usati come esca, o artificiali (magnetici o elettronici) ma riproducenti il classico canto dei fringillidi. A terra, per poi catturarli, venivano poi usate delle reti di nylon, che bloccavano poi gli animali per prelevarli. Un bracconaggio che, ultimamente, si era spostato particolarmente nel Potentino. Per rivendere gli uccelli e per spostarsi, utilizzavano furgoni “scortati” da auto vedetta. E si avvalevano anche della complicità di allevatori e veterinari per regolarizzare i documenti.

Claudio Buono

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