Scelta l’APP “Immuni” che traccia il contagio SARS-CoV2 su base volontaria

In un articolo sulla rivista scientifica Science, lo scorso 16 marzo, è riportato che gli asintomatici non riconosciuti sono stati la causa del 79% dei casi di infezione [undocumented infections were the infection source for 79% of documented cases]. Sempre lo scorso 16 marzo compariva sul sito Scienzainrete un articolo in cui venivano esposti alcuni risultati del prof. Andrea Crisanti (Università di Padova) estratti da uno studio fatto sull’intera popolazione di Vo Euganeo che evidenziavano che i maggiori diffusori del Virus sono gli asintomatici.  Il professore intervistato da Duilio Giammaria nella trasmissione Petrolio su Rai 2, dello scorso 21 marzo, ha dichiarato che le indicazioni sugli asintomatici non sono state trasmesse in tempo e ciò spiegherebbe la rapida diffusione del SARS-CoV2. Dai dati riportati in figura, estrapolati da un campione non rappresentativo della popolazione lucana, risulta una strana somiglianza con il grafico dell’Islanda, nazione che ha testato larga parte della popolazione in modo random, anche gli asintomatici, e che evidenzia che i contagi sono maggiormente diffusi tra le fasce giovanili.

Sono necessarie modalità globali e non locali per uscire dal lockdown:

  1. Oltre ad appiattire la curva del contagio va appiattita la curva economica recessiva, bisogna intervenire “subito” dando risorse ai nodi trasmissivi (piccole imprese, famiglie che pagano gli affitti e il mutuo, cittadini che hanno perso il lavoro …). Ciò eviterebbe che piccole imprese “efficienti” scompaiono. A tutte le famiglie in difficoltà bisogna garantire la posticipazione del mutuo e dell’affitto e garantire disponibilità di liquidità immediata e non di accedere a prestiti.
  2. Raccogliere i dati e far partire il contact tracing. Effettuando un test ad un campione rappresentativo della popolazione si capirebbe la composizione demografica dei portatori sani (asintomatici) e, le analisi statistiche sui dati, sono necessarie ad identificare i nodi e i luoghi trasmissivi. Per quanto attiene il contact tracing, bene ha fatto l’Europa che, in tempi rapidi, ha emesso linee guida che prevedono l’uso della tecnologia Bluetooth e l’installazione volontaria dell’app. Anche il Garante italiano per la Privacy applaude Bruxelles.

Bisogna però Incentivare l’uso di “Immuni” – App di contact tracing – per tenere sotto controllo la diffusione del virus ed intervenire in tempi rapidi sul contagio. E’ stato firmato in tempi rapidi dal Commissario Straordinario Domenico Arcuri,  il  contratto di cessione gratuita della licenza d’uso del software con la società Italiana Bending Spoons. Questa è tra le prime dieci aziende al mondo per download di app e non si trova nella Silicon Valley, ma nata a Copenaghen è stata trasferita poi nel cuore di Milano. L’APP Immuni userà la tecnologia Bluetooth, nome ispirato a Harald Blåtand. Aroldo I di Danimarca, detto anche “dente blu” perché in battaglia si colorava i denti di blu per incutere paura al nemico, fu un abile diplomatico che unì gli scandinavi. Perciò, gli inventori della tecnologia Bluetooth, hanno ritenuto che fosse un nome adatto per un protocollo capace di unire (infatti “Blue Tooth” sta per “dente blu”). Avere sistemi di comunicazione che usano protocolli univoci e interoperabili a livello globale e non locale garantiscono l’interoperabilità tra i vari Stati per proteggere i cittadini anche quando si attraversano le frontiere. Mai come ora, in vista dell’uscita dal lockdown, è necessario avere il supporto della tecnologia per l’individuazione dei nuovi contagi e per mitigare il rischio della nascita di nuovi focolari, bisognerà perciò scaricare l’App  e tenere settato l’opzione “dente blu”.

Antonio Coronato

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *