Melandro News

Io mi rinchiudo in casa, “ermeticamente”, in compagnia di Ungaretti, Calvino e Hemingway

Questo 2020 è nato sotto i più cattivi auspici, e ha tutti i “requisiti” per essere definito un annus horribilis. Ciò che ci costringe ad un grande sforzo di volontà, per salvaguardare la nostra integrità psico-fisica, messa a dura prova dal “distanziamento sociale”: sintagma orrendo, inquietante. Meglio chiamarlo “distanziamento interpersonale/interumano”. Ora ci dicono che il virus, pare abbia fatto “scalo” in Germania, prima di giungere in Lombardia, ma allora perché lì il distanziamento è 1,5 metri, e in Italia solo 1 metro? Al rovinologo, ad ogni modo, appare ormai chiaro e inoppugnabile che il CoronaVirus Disease (malattia)-2019 rappresenta una sciagura che va ad innestarsi su una pregressa crisi di valori etico-morali più profonda che mai: frutto velenoso di un’americanizzazione del pensiero, di un solipsismo esasperato, coltivato in decenni di capitalismo selvaggio, all’insegna della tanto osannata “deregulation” omnicomprensiva. Inutili, gli appelli pressanti degli ecologisti a fermare le produzioni pericolose (ora le chiamano “non necessarie”) alla base dell’inquinamento atmosferico e dei conseguenti cambiamenti climatici. Gli icebergs di plastiche varie e rifiuti “speciali” galleggianti negli oceani, sono immagini cancellate dall’agenda, dall’arrivo tumultuoso dell’immane tragedia del coronavirus. Ma i due fenomeni, apparentemente lontani e slegati tra loro, hanno sicuramente una vicinanza semantica. Non erano dettati dalla fatalità, i 500 megaincendi contemporanei in Australia (con la morte di un miliardo di animali), quelli negli USA e Brasile: lo sterminio dei poveri, indifesi indios dell’Amazzonia, per impossessarsi del loro habitat e trasformare la nobile foresta, polmone verde del globo terracqueo, in enormi praterie ad alta produzione di bio-metano, derivante dall’allevamento dei bovini da hamburger delle paninoteche griffate di tutto il mondo. E, poi, last but not least, lo sfruttamento intensivo del sottosuolo per tesaurizzarne le risorse, con effetti collaterali nefasti come la subsidenza, frane e terremoti. Noi lucani ne sappiamo qualcosa. Da troppi decenni, lo scempio multiforme dell’ambiente viene accettato pedissequamente, ritenuto, a torto, il male minore e necessario allo sviluppo, o meglio, alla crescita. Crescita per arrivare dove? Chi si opponeva a questo modus operandi veniva deriso, se non addirittura ammazzato, perché d’intralcio alla devastazione e saccheggio del territorio. Quindi la nascita dei “Friday for Future” dell’intelligente e coraggiosa Greta Thumberg: una ragazza illuminata capace, come per incanto, di creare un movimento ecologista planetario, anch’esso in quarantena, a causa dell’esiziale Covid-19, di cui non si conosce la sua vera eziologia, anche se le ipotesi pullulano e in fase di “work in progress” tutti si accreditano come grandi esperti di biologia medica, di cui si fatica a seguirne il “sadismo” scientifico, le loro ritrattazioni e le loro esternazioni, talvolta estemporanee ed ansiogene. Infatti, un giorno parlano di “sicuro spill over” e di “semplice influenza”; il giorno successivo, di “verosimile salto di specie avvenuto in Cina”. Non manca chi ipotizza perfino un “Covid-19 preterintenzionale”, costruito per vendetta da chi ha perduto la guerra commerciale col colosso asiatico. Se quest’ultima ipotesi fosse vera, saremmo di fronte ad un marchiano errore nel dosaggio, visti gli effetti boomerang che sta provocando. Intanto, la popolazione mondiale è disorientata, incredula, convinta di recitare, a sua insaputa, in un “reality” concepito da … Kafka. Le città sono diventate pulite ma vuote, anzi “invisibili”, come avrebbe detto Calvino. Nei Paesi religiosi, non sapendo a quale santo votarsi, la gente pensa ad un disegno divino e recita interi eucologi, ma nemmeno queste preghiere, purtroppo, sortiscono alcun effetto. Si consiglia, quindi, calorosamente, il focolare, per evitare i focolai. Gli inviti multimediali si fanno più pressanti, accorati, ma c’è chi, e sono tanti, credendosi immune, preferisce andare allo stadio, a vedere la partita di Champions League, piuttosto che rimanere in casa, a giocare al Fantacalcio. Cosicché, migliaia di tifosi si accalcano per seguire in situ la partita dell’Atalanta contro il Valencia, formando così un mega assembramento utile al maledetto virus per espandersi velocemente. A questo proposito, anche il sindaco della città bergamasca dovrebbe recitare il “mea culpa”, per aver rifiutato, su pressing di Confindustria Lombardia, l’istituzione della “zona rossa”, incoraggiando di fatto tali comportamenti insani. L’imperativo era: spendere! Perché l’economia ha la precedenza su tutto. Sì, anche sulla salute!  “Bergamo is running”; “Yes we work”; “Milano non si ferma!” erano le parole d’ordine sbandierate. E, come se ciò non bastasse, c’era il paranoico a pagamento, che istigava i telespettatori delle Tv commerciali a disobbedire al Decalogo governativo, delegittimandolo; mentre, come hanno documentato “Chi l’ha visto?” del 26 marzo, 1° aprile e 8 aprile, e “Report” del 6 aprile, l’ospedale “Pesenti Ferraroli” di Alzano Lombardo (Bg) alla data del 23 febbraio era nel caos più totale, diventato colpevolmente, insieme all’altro Comune bergamasco di Nembro, una formidabile “open source” per l’epidemia, i cui effetti nefasti, purtroppo, hanno trasformato i soldati in necrofori. Ora è inutile paterliare e praticare il classico scaricabarile. E’ tempo di cambiare paradigma, commiserando gli “irredentisti” padani, per ironia della sorte, i più colpiti dalla catastrofe, che, nel passato recente, prima di scoprirsi italiani “sovranisti”, invocavano la secessione, per poi commutarla in “autonomia differenziata”, ex post, per fortuna non ancora in vigore, mentre il tanto decantato “Sistema Sanitario” lombardo, al 50% in mani private, ora sta mostrando tutta la sua fragilità, di fronte agli eventi straordinari, tanto da mandare i suoi malati di Covid-19 negli ospedali dell’odiata Germania, a suggello della conclamata debacle, aggravata dall’ecatombe nelle RSA. E a Papa Bergoglio, che all’Angelus domenicale ha commentato:”Siamo tutti sulla stessa barca”, se potesse ascoltarmi, direi in punta di piedi: “Santità, per cortesia, abbandoni la metafora della ‘barca’, perché in Italia, come Sua Eminenza sa bene, per legge, è severamente proibito il salvataggio dei naufraghi (sic!)”. Non ci resta che aspettare l’antivirus miracoloso, che ci faccia dire finalmente “avast!” al terribile morbo, affinché nessuno più debba chiedersi: “Per chi suona la campana?”, visto che tutti, come avrebbe detto l’immenso Ungaretti: “si sta come/d’autunno/ sugli alberi / le foglie”. Buona Pasqua, ma a casa!

prof. Domenico Calderone