Basilicata, quanto è costato il lockdonw di marzo? Per la Svimez 327 milioni di euro

In un solo mese (marzo) il lockdown in Basilicata è costato 327 milioni di euro – in termini di minor valore aggiunto – pari a 579 euro  pro-capite. È la stima della Svimez, che in un report parla di “uno shock esogeno senza precedenti per il Nord e per il Sud” e calcola che oggi ci sono oltre 5 impianti fermi su 10 in Italia.  Un’ inedita scossa congiunta di domanda e offerta sta producendo impatti sociali ed economici che “uniscono” Nord e Sud del Paese. Sempre in Basilicata le unità locali (imprese) bloccate sono il 58,9% del totale che rappresentano il 54,9% del fatturato , il 46,8% del Valore Aggiunto regionale e il 52,8% degli occupati complessivi.

In termini di occupazione nella nostra regione senza rimasti senza lavoro 35.900 dipendenti e 43.700 indipendenti (autonomi, partite iva) con la differenza che per i primi scatta la cig in deroga mentre per i secondi la perdita di fatturato è pari a 10.304 pro-capite (il 9,5% del fatturato totale). La Svimez fa anche i conti sulla compensazione dei costi da parte dello Stato a favore degli autonomi (bonus 600 euro pro-capite): in Basilicata sempre per il mese di marzo si raggiunge 12 milioni 423 mila euro che corrisponde al 36,2% di quanto avrebbero dovuto incassare. Il Mezzogiorno incontra lo shock in una fase già tendenzialmente recessiva, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi, ancora inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2007 (il Centro-Nord di circa 7).  La società e l’economia italiane sono attraversate dalla più grave crisi della storia repubblicana. Del tutto inattesa, di natura esogena, dai tempi di propagazione più rapidi tra mercati e paesi, dagli impatti sui livelli di attività economica e sul lavoro più profondi, più concentrati nel tempo e più pervasivi tra settori e territori rispetto all’ultima grande crisi avviatasi a fine 2008.

La Svimez avverte: Il Sud si presenta a questa crisi con una base produttiva post recessione del 2009 comparativamente ridotta: economia molto dipendente dalla domanda interna, pochi stimoli dall’export, maggiori rischi di avvitamento. C’è il rischio di ripetere il 2009 in assenza di interventi strutturali sul fronte degli investimenti: effetti posticipati, ma più incisivi e duraturi della crisi sulla capacità produttiva del Mezzogiorno. (Fonte: Sanità Futura)

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