Autonomia differenziata e “Spacca Italia”, il pericolo è davvero finito? Se ne parlerà domani a Potenza

Sabato 14 Settembre, alle ore 17.00, presso il salone  Parrocchiale della Chiesa di S. Anna a Potenza, è convocata un’assemblea pubblica per la formazione di un comitato di scopo territoriale “Contro ogni autonomia differenziata”. Il Comitato di Scopo, che intende essere in Basilicata articolazione regionale del vasto coordinamento nazionale nato nell’assemblea dello scorso 7 Luglio a Roma,  con la partecipazione di 120 associazioni, sindacati, partiti, denominato Comitato provvisorio Per il ritiro di qualunque Autonomia Differenziata, vuole essere necessariamente plurale ed aperto a singoli attivisti, movimenti, forze associative, strutture politiche e sindacali, che ritengano indispensabile ed urgente, in questa difficile fase sociale e politica, impegnarsi attivamente in una campagna di informazione e di coinvolgimento per contrastare le insidie insite nelle proposte di  regionalizzazione “rafforzata”, così come presentate nei testi delle pre -intese ,  per scongiurare lo scenario definito da Gianfranco Viesti della “secessione dei ricchi”. Vanno infatti stigmatizzati sia l’iter procedurale incostituzionale che i contenuti delle intese siglate con le regioni Veneto, Emilia, Lombardia, che chiedono, interpretando in modo forzatamente estensivo l’art. 116 co. 3 della Costituzione, la devoluzione di quasi tutte le materie di esclusiva competenza statale.

Nelle intenzioni dei soggetti proponenti, una volta trasferiti alle Regioni “virtuose”, tali poteri gestionali verrebbero finanziati con investimenti che, dati gli attuali vincoli di bilancio e non essendo stati determinati i “Livelli essenziali di prestazione” previsti dall’art. 119 Cost., fatalmente depaupererebbero il Sud, azzerando la possibilità di offrire servizi dignitosi e garantire diritti fondamentali, come l’istruzione, la sanità, i servizi, ai cittadini con minore capacità contributiva. Il rischio reale che si prospetta è uno scenario di abbandono sostanziale delle aree meridionali depresse e sfruttate al loro destino, mentre lo stesso assetto repubblicano dell’Italia ne sarebbe fortemente menomato, reso più fragile e ricattabile, facendo scempio dei fondamentali principi solidaristici della Costituzione. È necessario ed urgente organizzare un’azione di contrasto forte ed inequivocabile a tale scellerata ipotesi politica, sociale, economica, promuovendo un’incisiva mobilitazione soprattutto dai territori del Sud, che sarebbero inevitabilmente i più penalizzati dalla “secessione dei ricchi”, ben sapendo che anche al Sud si sta da tempo attivando un fronte politico e lobbystico trasversale, che invece di organizzare la necessaria opposizione, va elaborando fantasiose ed ulteriori proposte di autonomie, magari più soft nelle forme, ma non meno insidiose in prospettiva reale.

Manteniamo alta la vigilanza. Il neo insediato Governo ripropone, nelle Linee di indirizzo programmatico per la formazione del nuovo governo al punto 20 che “È necessario completare il processo di autonomia differenziata giusta e cooperativa, che salvaguardi il principio di coesione nazionale e di solidarietà, la tutela dell’unità giuridica e economica; definisca i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, i fabbisogni standard; attui compiutamente l’articolo 119, quinto comma, della Costituzione, che prevede l’istituzione di un fondo di perequazione volto a garantire a tutti i cittadini la medesima qualità dei servizi. Ciò eviterà che questo legittimo processo riformatore possa contribuire ad aggravare il divario tra il Nord e il Sud del Paese. Nella ricognizione ponderata delle materie e delle competenze da trasferire e delle conseguenti ricadute – di natura politica, giuridica, economica e sociale – che questo trasferimento determina, occorre procedere con la massima attenzione. In questa prospettiva, decisivo e centrale sarà il ruolo del Parlamento, che andrà coinvolto anche preventivamente, non solo nella fase legislativa finale di approvazione. È inoltre necessario rivedere il testo unico per gli enti locali, introducendo un’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile delle città, delle città metropolitane, di Roma capitale, attuando la legge per la valorizzazione dei piccoli comuni, sopprimendo gli enti inutili. Occorre, infine, garantire il rispetto delle autonomie a statuto speciale e la tutela delle minoranze linguistiche”.

Per arginare quella che il costituzionalista Massimo Villone definisce “bulimia competenziale” delle regioni del Nord, il costituendo Comitato auspica il più grande allargamento dei soggetti aderenti, sia per composizione sociale, sia sotto il profilo numerico, perché possano essere concretamente perseguiti due obiettivi principali: sollecitare le Amministrazioni comunali e regionale a prendere ufficialmente posizione ed informare e coinvolgere la popolazione con iniziative pubbliche utili ad accrescere la consapevolezza dei cittadini con incontri sul territorio. E’ importante, al fine di dotare il costituendo Comitato di Scopo di gambe e di idee, che ogni associazione e/o soggetto aderente garantisca una dotazione minima necessaria (anche 1 o 2 persone), per poter rendere effettiva l’attuazione dei deliberati dell’Assemblea in attuazione della campagna che si vuole attrezzare.

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