Scomparsa del grande regista Luigi Di Gianni, il ricordo del prof. Domenico Calderone: “Un grande maestro”

E’ una notizia che non avrei voluto mai sentire, e che mi coglie di sorpresa, quella della morte di Luigi Di Gianni, il grande regista cine-televisivo con una particolare passione per la nostra Lucania, con la quale non aveva mai reciso il “cordone ombelicale” che lo teneva legato. Infatti, nel 1965, tra gli altri, aveva girato i cortometraggi “La Madonna di Pierno”, “Magia lucana”, e “Viaggio in Lucania”, quest’ultimo con focus centrale Ruvo del Monte. Ricordo con emozione i momenti di quel giorno particolare, quando all’improvviso, al comando di una giovane troupe cinematografica, arrivò colui che sarebbe diventato il grande maestro del cinema antropologico, braccio destro di Ernesto De Martino, per immortalare scene di povertà assoluta di una società contadina ingenua e propensa a credere alle superstizioni e alla concezione fatalistica della realtà del tempo. Il ricordo di quando entrò a casa mia è rimasto indelebile, scolpito nella memoria della miseria in cui versava la mia famiglia. E l’intervista a mia madre, fatta a bruciapelo, in presa diretta, senza preparazione, né preamboli, per non snaturare l’efficacia del racconto in prima persona del personaggio, filmato senza infingimenti. Il grande maestro (il padre era nato a Pescopagano), laureato in filosofia con una tesi su Martin Heidegger,  si era diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, nel 1954, prima di diventarne docente dal 1977 al 1997. Era stato insignito di Laurea in “Scienze della comunicazione” dall’Università di Tuebingen. All’attività di regista aveva affiancato anche quella di docente in vari DAMS italiani e aveva ricevuto parecchi riconoscimenti, tra cui il “Nastro d’argento” alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nel 1975. Nel 1954, per la Rai aveva curato la riduzione televisiva de “Il Processo” di Franz Kafka, dirigendo grandi attori. Nel 2018 riuscii a portarlo a Ruvo del Monte, dove mancava dal 1965, l’anno di “Viaggio in Lucania”, e fu un tripudio la sua visita al “Museo parrocchiale di arte sacra, della civiltà contadina e della memoria storica ruvese” (report del sottoscritto su melandronews dell’11agosto 2018) di cui mi colpì il suo stupore di fronte ai reperti esposti, tra cui l’armamentario del cinematografo e l’originale salone da barbiere, in cui lui aveva fatto un’intervista al barbiere Domenico Grieco, ossia mastro Minicuccio. Indimenticabile anche la successiva proiezione, in piazza Bologna, del suo grande documentario più sopra citato, da me introdotto ( per vederlo, cliccare YouTube Lucanopovero Viaggio in Lucania) girato nel piccolo paese vulturino, 54 anni fa, al quale hanno assistito alcune centinaia di persone entusiaste.  L’Amministrazione comunale, insieme alla Pro Loco, in tale occasione, si era impegnata a conferire la cittadinanza onoraria all’illustre ospite, in una cerimonia che si sarebbe dovuta svolgere nel mese di agosto 2019, ma, purtroppo, sfortunatamente, la morte del presidente della “Lucana Film Commission” è giunta prima. Peccato! Spero che il simpatico maestro Di Gianni, al quale mi legava una profonda, affettuosa amicizia (mi appellava sempre con il vezzeggiativo Minicuccio) possa vivere in pace, ma senza cadere nell’oblio. Sarebbe immeritato, dopo aver fatto conoscere la Basilicata (che lui preferiva chiamare Lucania) in tutto il mondo, grazie alle rassegne cinematografiche internazionali dedicate al suo cinema d’autore. Grazie, maestro, per avermi immortalato nei tuoi films, e grazie per avermi onorato della tua prestigiosa amicizia!

prof. Domenico Calderone

1 commento

  1. Dr. Giuseppe Giannini

    Con Luigi Di Gianni scompare uno dei maggiori documentaristi italiani, che insieme ai registi del post realismo, ha tratteggiato e raccontato la società nel suoi processi storici, economici e politici.
    Il suo è stato uno sguardo antropologico, di quel cinema del reale, che ci parlava delle comunità che volevano farsi società: uomini e spazi ancorati a riti e superstizioni per esorcizzare gli effetti nefasti del progresso, ma che al contempo ne subivano il fascino e le sperequazioni.
    Un viaggio attraversato da miti e tradizioni che interrogava il presente.
    Ci mancherà.

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