L’influenza delle emozioni sulla percezione del tempo in anziani e giovani. Ecco la ricerca del giornalista potentino Sileo

La “percezione del tempo” è la presa di coscienza del cambiamento del sé e della realtà circostante. Proprio il tempo sembra passare velocemente con l’avanzare dell’età, in base all’effetto “telescopio” scoperto nel 1986 dallo psicologo olandese Willem Wanegaar. Ad incidere sulla distorsione temporale potrebbe essere la differente modalità di elaborazione emotiva tra la classe longeva e quella giovanile, secondo quanto svelato dalla tesi sperimentale del corso di laurea magistrale in Psicologia Cognitiva, discussa nei giorni scorsi all’Università “D’Annunzio” di Chieti, dal 36enne giornalista potentino Alessandro Sileo. Questa ricerca di Sileo (già in possesso di due lauree triennali in Scienze della Comunicazione e in Scienze e tecniche psicologiche), che si è aggiudicata il massimo dei voti in sede di proclamazione, ha confermato la nota “teoria della selettività socio-emozionale” del 1995 della psicologa della Standford University, Laura Carstensen. A differenza dei giovani, gli anziani darebbero più importanza, a titolo di percezione e di memoria, ai volti con espressione emotiva di gioia a differenza di quella neutra e triste. Lo studio, intrapreso sotto la supervisione del relatore Alberto Di Domenico, ha interessato un campione di 52 partecipanti di un gruppo di 26 anziani (over 65) ed un altro di 26 giovani (dai 18 ai 35 anni), entrambi composti da 13 maschi e da 13 femmine. I partecipanti, coinvolti negli esperimenti di percezione temporale eseguiti al computer, sono stati ricercati a Chieti e a Potenza. L’obiettivo era quello di indagare la preferenza emotigena nel corso dell’invecchiamento tra le espressioni facciali neutre, felici o tristi. Per giungere a questo esito, si è prestato attenzione ai tempi di reazione che rispecchiano la reattività di percezione soggettiva rivolta alla comparsa delle immagini sul monitor. L’indagine è stata preceduta da una fase pre-sperimentale, durante la quale sono stati somministrati test clinici per valutare nei volontari la capacità di memoria verbale, lo stato emozionale, eventuale tratti depressivi e il declino cognitivo solo in chi è più avanti con l’età. «Il punto di forza di questa sperimentazione – ha affermato Alessandro Sileo – è l’utilità clinica per monitorare e diagnosticare sospette demenze, disturbi emotivi, di memoria e di ritardo psichico al fine di orientare il percorso terapeutico. Inoltre, è vantaggioso a livello legale per appurare l’integrità psichica di potenziali testimoni oculari avanti con l’età – ha concluso – con lo scopo di accertare l’attendibilità delle loro deposizioni nella fase processuale».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *