Unicef dalla parte dei bambini. Nella Scuola primaria di San Fele si educa all’ascolto attivo e alla relazione autentica

San Fele è un paese della Basilicata che è ancora, dopo la neve abbondante della settimana scorsa, abbastanza difficile da raggiungere. Con le quattro gomme antineve e una buona dose di incoscienza arrivo puntuale nella scuola primaria. In qualità di presidente del Comitato provinciale Unicef di Potenza avevo avviato, nel novembre scorso, la proposta educativa Scuola Amica Unicef “Non perdiamoci di vista”, con un incontro con genitori e docenti ricco di emozioni. La maestra Maddalena Girardi, volontaria Unicef e responsabile di plesso, con la professoressa Sabrina Fezzuoglio ha preparato gli incontri con le classi il 17 e 18 gennaio 2019. Oggi mi aspettano i 66 alunni della scuola primaria, domani i circa 60 ragazzi delle tre classi della scuola media. Dopo aver salutato i bidelli e le maestre con affetto e riconoscenza, ho fatto disporre le sedie in cerchio in un salone appartato e sono pronto per i tre incontri programmati. Comincio con la quinta. La classe è accompagnata dalle insegnanti Filomena Carlucci e Marianna Cimmino, con Graziano Errico, insegnante di sostegno e Michele de Lucia, operatore, e ci disponiamo in cerchio dopo aver alternato i maschi e le femmine, perché, come mi è sempre capitato, ancora una volta, tutti i maschi avevano scelto di stare tra loro e così avevano fatto anche le ragazze. E dopo la quinta è la volta delle classi prima e seconda con le maestre Incoronata Calabrese, Gerardina Petrino e Carmen Graziano. Infine la terza e la quarta Maddalena Girardi e Gerardina Tronnolone. Un lavoro intenso dalle 9,00 alle 13,00, ricco di emozioni, risate, scoperte. Tutti noi, grandi e piccoli, aiutati dagli oggetti che avevamo portato, ci siamo raccontati. Silenzio, attenzione, molta emozione e qualche lacrima. Tutti hanno messo al primo posto la famiglia e gli amici. La gioia di stare insieme, il calore dell’amicizia, il dolore per parole che sono diventate pietre perché hanno tradito la fiducia, sminuito. I ragazzi hanno detto che amano il calcio, le ragazze la danza, solo alcuni amano la scuola. Pochi vogliono fare il maestro, lo scienziato. Molti sognano di diventare calciatori, parrucchiera, c’è qualche cantante e qualche veterinaria. Non amano stare in casa d’inverno quando fa troppo freddo. I fratelli e le sorelle sono indispensabili, ma difficili da gestire e i figli unici affermano di star bene da soli. Hanno paura delle urla, dei litigi e grande nostalgia della loro infanzia. Quasi tutti hanno con sé foto di quando erano piccoli, in fasce. E compare qualche ciucciotto, molte bavette, pigiamini, le copertine fatte a mano per le culle, l’attrezzo che veniva messo in bocca quando dovevano spuntare i primi dentini. Pochi libri, dei fumetti e tanti peluche per allontanare la paura del buio, dei mostri. E le maestre hanno mostrato le foto dei figli e i braccialetti che avevano al polso quando sono venuti alla luce. Una maestra ha con sé una bambola dai capelli rossi “che piaceva tanto anche alle amiche”. Un’altra mostra una foto in bianco e nero di una alunna compunta con un grande fiocco dietro un banco e la frase quando gli alunni si avvicinano curiosi ……” Sì anche io sono stata una alunna…”. E dicono che amano il loro lavoro, hanno nostalgia dei figli ormai grandi che vivono lontani. Si sentono vive perché i “loro” alunni sono vivaci, esigenti, bisognosi di attenzioni. E la storia continua perché nelle prossime settimane e nei mesi a venire si giocherà con la sagoma delle emozioni, proveranno a “mettersi nei panni dell’altro”, a risolvere in gruppo problemi. Hanno quasi tutti il cellulare, i piccoli e i più grandi. “Non perdiamoci di vista” aiuterà loro e i genitori ad usarli in modo consapevole. Infine, orgogliosi mi consegnano oltre 200 euro che hanno raccolto insieme la scuola primaria e la secondaria di primo grado in questi mesi. Sanno che in Siria, in Bangladesh, piccoli e più grandi come loro aspettano penne, quaderni, matite, zaini per fare scuola. #tuttiascuola è il progetto di Scuola Amica Unicef per assicurare un’istruzione di qualità a questi bambini. E la scuola di San Fele ha fatto la sua parte.

Mario Coviello

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