I giovani potentini bevono di meno. L’indagine fa registrare una lieve contrazione rispetto al 2003

Continua ad essere la scuola il luogo più idoneo per indirizzare messaggi di prevenzione. E’ il messaggio lanciato ieri a Potenza nel corso della presentazione dello studio «Alcol e giovani». Un lavoro frutto di una partnership tra l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Basilicata, il Servizio delle Dipendenze dell’Azienda sanitaria di Potenza e l’Associazione Italiana di Sociologia Professionale di Basilicata. «Lo studio nasce dall’esigenza di raccogliere informazioni precise sul consumo di bevande alcoliche tra gli adolescenti della città di Potenza e dei comuni limitrofi – è stato ricordato ieri nel corso della presentazione nella sala “Ester Scardaccione” del Consiglio regionale della Basilicata – per confermare, ridimensionare o smentire la percezione diffusa su questo problema ed individuare le cause che spingono i nostri ragazzi ad andare in questa direzione». A spiegare nel dettaglio il lavoro di settanta pagine, realizzato grazie al partenariato con la Bcc Basilicata – credito cooperativo di Laurenzana e comuni lucani, il sociologo del Servizio delle Dipendenze dell’Azienda sanitaria di Potenza, Giulio Pica. «Per le scuole medie inferiori – ha detto – sono stati intervistati 114 ragazzi con età media di 13 anni su un campione di 590 studenti mentre, per le scuole medie superiori, su un campione di 1995 ragazzi sono stati selezionati 468 studenti con un età media di 16 anni. I dati, poi, sono stati confrontati con un lavoro analogo realizzato durante l’anno scolastico 2002/03. Ciò ha permesso di ricavare indicazioni utili sui cambiamenti socio-economici del territorio, della struttura familiare e delle abitudini di consumo delle bevande alcoliche». «Le maggiori criticità evidenziate nell’arco di tempo compreso tra il 2003 e il 2016 – ha proseguito Pica – riguardano l’aumento delle separazioni e dei divorzi, una mobilità sociale discendente caratterizzata da una forte contrazione del ceto impiegatizio e degli esercizi commerciali, un incremento dei mestieri di tipo manuale e un aumento dei disoccupati tra i genitori degli alunni. A fronte di una percentuale di bevitori che non fa registrare forti aumenti tra il 2003 e il 2016, lo studio evidenzia maggiori comportamenti a rischio con numerosi episodi di ubriacatura. Un fenomeno, questo, che potrebbe essere associato al minor grado di consapevolezza dei rischi legati all’alcol. Per molti ragazzi il contesto nel quale avviene il primo contatto con l’alcool è la famiglia, seguito dal gruppo dei pari».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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