“Magia della luce. Specchio e simbolo nell’opera di Lorenzo Ostuni”: a Roma dall’11 marzo la mostra dell’artista di Tito scomparso nel 2013

“I tuoi specchi sono un miracolo: l’arte realistica di una civiltà incorporea”. Furono le parole di Federico Fellini dopo aver ricevuto uno specchio di Lorenzo Ostuni, scrittore, filosofo, simbologo e creatore di specchi d’arte di fama internazionale, nato a Tito l’8 aprile del 1933 e morto a Roma il 7 dicembre del 2013. Per ricordare l’illustre lucano, il Comune di Roma e il Comune di Tito, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio della Regione Basilicata e della Carical, hanno promosso la mostra “Magia della luce. Specchio e simbolo nell’opera di Lorenzo Ostuni”, a cura di Alessandro Orlandi, con un’esposizione di 35 specchi, tra le opere più significative dell’artista, presso il Casino dei Principi dei Musei di Villa Torlonia, Roma, dall’11 marzo all’11 giugno. Autore del Biodramma, un metodo per la conoscenza e la terapia della personalità umana affermatosi negli Stati Uniti alla fine degli anni ’80 grazie all’insegnamento di Lorenzo Ostuni presso l’Esalen Institute (California), l’artista filosofo di origine lucana parte dalle sue ricerche in ambito psicoanalitico e junghiano per materializzare il concetto della “luce” e incastonarlo in uno specchio: un enigma luminoso inciso col diamante che ha dato origine, 35 anni fa, all’Arte di Incidere Specchi, un unicum nella storia artistica conosciuta. Una originale forma d’arte basata sulla “mirror therapy”, in cui la luce dello specchio riesce a far “percepire” anche le ombre invisibili che attraversano i nostri occhi. Lo specchio, proprio come nel caso di Alice, diventa la porta per accedere al Mondo delle Meraviglie, in cui bisogna affrontare il proprio Mister Hyde per capire veramente chi o cosa siamo negli abissi del nostro animo. Ostuni ha realizzato oltre 300 specchi aventi come soggetto il “linguaggio dell’universo” ovvero i simboli ancestrali che abitano la psiche dell’umanità. L’effetto ottico ottenuto col “verbo” del simbolo e una superficie riflettente causa uno straniamento nell’esperienza visiva del visitatore: lo specchio inciso proietta se stesso e nel contempo riflette il guardante, riflette e “autoriflette”, in un “dialogo speculativo” tra l’indicibile e il percepibile, tra il visibile sensoriale e l’invisibile dell’inconscio psichico.  Le parti incise dello specchio diventano bianche, le non incise appaiono, per contrasto, nere, in un gioco tra Luce e Ombra. In questo processo dialettico di tesi e antitesi la psiche cerca la sua “sintesi”, l’unità, ma essa ha la propria lingua e sono i simboli. Tramite i simboli, la ragione può decodificare il linguaggio “divino e mitico” dell’inconscio, proprio come sostiene la filosofia e la psicoanalisi di scuola junghiana. I 300 specchi incisi di Ostuni si collocano in quel filone artistico che si interroga e si lascia interrogare dal soggetto dello specchio dal Rinascimento fino a Escher, con una tale complessità di cui il critico e storico dell’arte Claudio Strinati dice “sembra chiamato a raccolta tutto il retaggio della tradizione umanistica”. Le 35 opere esposte presso il Casino dei Principi dei Musei di Villa Torlonia dall’11 marzo all’11 giugno, seguono diversi percorsi tematici: una prima sala svilupperà la relazione tra il lavoro di Ostuni e la storia del tema dello specchio nell’arte; nelle successive si metteranno invece a fuoco le sue ricerche sui segni zodiacali, le lettere dell’alfabeto ebraico e, ancora, su ritratti e alchimia, per approdare, infine, al rapporto tra l’uomo e il divino, tra mito e religione. Lorenzo Ostuni, insieme al grande Assagioli, fondatore della Psicosintesi, è stato l’unico italiano docente a Esalen. L’Istituto di Esalen è il luogo in cui si è forgiata la Nuova era delle ricerche in psicologia transpersonale (quella che studia le dimensioni della mente e dello Spirito oltre la coscienza individuale): fra gli altri, a Esalen hanno studiato o insegnato personalità del calibro di Micheal Murphy, Alexander Lowen, Stanislav Grof, John Pierrakos. Ha narrato la sua avventura spirituale nel libro L’amore guarisce la vita, ed. Sperling & Kupfer, 2000. Ha pubblicato due sistemi oracolari: 99 Chimere – alla ricerca dell’anima e Amare ed essere amati – le Sfingi, entrambi con l’editore Tecniche Nuove. Autore di molteplici sistemi semiologici, simbologici e letterari tesi alla conoscenza profonda della psiche umana: Bionomikon (1975), Sfingi (1978), Maya (1980), Gorgones (1970-2002), Aure (1985), Matematica (1993-2000), Odissee (1982-1997), Infiniti (2003). Lorenzo Ostuni ha creato un Museo del Simbolo unico al mondo, costituito di 12 mila pezzi, La Caverna di Platone di Roma, di cui è stato fondatore e presidente. Tutto questo grande patrimonio costituirà presto la materia base di un Istituto Europeo dei Simboli Universali, interdisciplinare e transculturale, con sede in Roma, aperto ad allievi, ricercatori e teachers in residence di tutto il mondo: una vera e propria Università del Simbolo. Autore di programmi tv della RAI, per venticinque anni è stato producer dei maggiori sceneggiati tratti da opere letterarie (il Pinocchio di Comencini, Orlando Furioso, Lucine Leuwen, Cuore, Linea d’ombra, Il Passatore ecc) e di grandi film d’autore (Nostalgia di Tarkovskij, premiato al Festival di Cannes 1984; Megalexandros di Anghelopoulos, leone d’oro al festival di Venezia del 1980). Come ideatore-autore in video, i programmi tv sono stati molto numerosi. Un titolo di grande successo: Misteri, Rai 2 e Rai 3, 1994-1999. Attualmente conduce seminari e corsi in Italia e all’estero, molto seguiti. Ospite in video di molte trasmissioni RAI, Mediaset e La7 di grande ascolto (Uno mattina, Cominciamo bene, Il sogno dell’angelo).

 

 

 

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