Il lavoro in Basilicata sta perdendo la sua parte più dinamica: un giovane lucano su due risulta disoccupato

La disoccupazione è stabile al 12%. Quella giovanile sfonda il 40%. L’aumento del lavoro riguarda soprattutto gli over 50. Quale lavoro, quale Basilicata? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Casaletto, presidente di Ires-Cgil Basilicata. «Nella nostra regione le cose non stanno meglio. La disoccupazione certificata in quota a 15-64 anni al 2015 è pari al 13,7% a fronte dell’11% degli anni precedenti alla crisi del 2008, nell’ultimo trimestre del 2016 il tasso scende al 12% ma bisogna aspettare l’andamento generale e la media, poiché nei terzi trimestri degli ultimi anni, molto probabilmente per Cresce la disoccupazione giovanileragioni legate alla stagionalità, si assiste ad un calo della disoccupazione per poi risalire nel quarto trimestre. Inoltre il tasso di disoccupazione giovanile in Basilicata 15-24 anni si aggira, comunque, su percentuali del 47%. Questo significa che nel corso del tempo il lavoro in Basilicata ha perso la parte più dinamica della forza lavoro e la tendenza è quella di una lenta sostituzione dello stock occupazionale nelle classi più anziane di età». L’aumento dell’occupazione riguarda, quindi, gli over 50. Nelle classi tra i 15 e i 49 anni, infatti, complessivamente il numero degli occupati si è ridotto di 168mila unità nel 2016, – 149mila solo nella classe tra 39 e 49 anni, mentre tra gli ultracinquantenni gli occupati sono aumentati di 410mila unità. «Istat offre una fotografia sul dato di dicembre molto significativa – prosegue Casaletto. Aumenta l’occupazione soprattutto nelle fasce più anziane e se si considera il saldo tra ciò che si perde in termini di occupati e ciò che si recupera nel corso dell’intero anno 2016 il risultato è molto modesto, considerando anche il saldo complessivo degli sgravi contributivi e delle misure a sostegno dell’occupazione: circa 15 miliardi di euro. Inoltre, e questo è un aspetto molto interessante da considerare, Istat per la prima volta offre un’analisi dell’effetto della componente demografica rispetto alle variazioni dell’occupazione per classi di età. Si dimostra che l’invecchiamento della forza lavoro incide certamente sul fatto che i nuovi assunti sono in genere persone con più di 55 anni, ma anche in questo caso, pur depurando il dato dalla componente demografica, il lievissimo aumento occupazionale nelle classi inferiori è un nulla rispetto agli sforzi fatti». Affondiamo la lama nel cuore del problema occupazione: Jobs Act. Dopo più di un anno di slide e propaganda, si conta per il 2016, rispetto a dicembre 2015, un aumento dei dipendenti a termine pari a 156mila unità, mentre la crescita dei dipendenti «permanenti» si ferma a +111mila, è segno di una politica del lavoro sbagliata? «Sì è così. A conferma del fatto che il jobs act non ha offerto strumenti per creare occupazione stabile, più in generale non ha offerto strumenti per creare occupazione. Per questo la Cgil Basilicata in linea con il nazionale ha ritenuto di dover aggredire alla radice un problema così grande, ribaltando la logica dei voucher e chiedendone la cancellazione per via referendaria; e soprattutto chiedendo a più riprese una stagione di rilancio del lavoro attraverso un piano per il lavoro, una ristrutturazione della Pubblica Amministrazione, un piano straordinario a partire dalla tenuta del nostro territorio, dall’edilizia sostenibile, dalla prevenzione contro i terremoti. Il lavoro si crea con investimenti e visione del futuro».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno (articolo di Maria Ida Settembrino)

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