Basilicata, “più allevamenti bio e meno ricerca petrolifera”. La ricetta dell’assessore bellese Ferrone

“L’agricoltura, la zootecnia e la tutela del paesaggio delle aree interne vengono prima del petrolio”: è quanto afferma l’assessore al Comune di Bella Carmine Ferrone esprimendo piena condivisione per l’iniziativa avviata dai sindaci di Brienza, Marsico Nuovo, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania e Tito contro i progetti Shell e per quella promossa dai sindaci di Pignola, Abriola, Anzi, Brindisi di Montagna, Potenza sempre contro un’analoga richiesta di ricerca ed estrazione di petrolio. Gli amministratori comunali – aggiunge – possono contare sulla posizione di tantissimi
2Consigli Comunali come quello di Bella perché viene prima il bene delle nostre comunità locali, di attività agricole e zootecniche che a grandi sacrifici garantiscono la qualità e genuinità di produzioni lattiero-casearie e alimentari. Non possiamo permettere la ricerca di petrolio davanti le aziende rurali del nostro territorio. Oltre ai continui attacchi di compagnie petrolifere al bene primario dell’economia locale, ci preoccupa fortemente il fenomeno di desertificazione del suolo. Per arginare questo fenomeno che erode oltre 10 milioni di ettari di terra arabile ogni anno – continua Ferrone – servono più animali nelle campagne allevati in modo sostenibile. Basti pensare che secondo le organizzazioni professionali agricole in Italia possono nascere almeno 15 mila “allevamenti bio” entro il 2020, incentivati da una domanda sempre crescente dei consumatori che aumentano in percentuali “a doppia cifra” di anno in anno. La zootecnia, praticata in modo sostenibile, contribuisce all’abbattimento dei volumi di anidride carbonica e favorisce la produttività della terra. Quindi è nostro dovere promuovere e favorire l’insediamento di nuovi allevamenti e la riconversione di quelli convenzionali, arrivando in breve tempo a raddoppiare l’attuale produzione “bio” nel nostro Paese”. Ferrone ricorda che secondo i dati più aggiornati di fonte Ismea la situazione di partenza in Basilicata vede al 2011 la presenza di 175 allevamenti “bio” che al di là del numero è significativo per il rapporto/abitanti (55,9 aziende per 100mila abitanti). Ci sono progetti che vedono l’Alsia promotrice per la costruzione di un modello di filiera in grado di rispondere alle esigenze della produzione e del consumo di carne biologica nella realtà lucana. L’obiettivo generale che si intende perseguire è quello di rendere disponibile in luoghi di consumo e/o canali distributivi individuati la carne biologica prodotta in Basilicata. Occorre salvaguardare e conservare questa tradizione, organizzarla con adeguate forme di tutela e farne strumento di sviluppo economico per imprese e comunità locali. In particolare è importante il legame fra territorio, consuetudini alimentari e tradizioni enogastronomiche: tutto ciò offre identità e sviluppo alle comunità locali. Sono necessarie iniziative di promozione della vendita diretta dei prodotti dell’azienda agricola, promozione delle “strade enogastronomiche” collegate ai prodotti tipici ed ai vini di qualità, valorizzazione turistica attraverso le tipicità agroalimentari, i Musei del cibo e della tradizione contadina, una ristorazione che si richiama alle ricette e prodotti locali, anche nelle mense pubbliche, l’ospitalità turistica alberghiera che valorizza le tradizioni alimentari locali. “Sono convinto – conclude – che le Amministrazioni locali possono fare molto in questo campo, traendone diretto vantaggio e favorendo anche il reddito delle imprese agricole”.

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