Crolla il mito delle royalty per la Basilicata: il totale dal 2008 ad oggi non supera la cifra di un solo bilancio annuale regionale

POTENZA – Non c’è vertenza, non c’è emergenza, non c’è situazione particolare in cui le royalty non vengano evocate. La «panacea di tutti i mali», in particolar modo quelli economici. Il «salvacondotto» per evitare crac e problemi economici più gravi. Negli anni sono diventate la soluzione invocata contro tutte le difficoltà. Soprattutto quelle di bilancio. Eppure quello delle royalty è «un mito da sfatare». Un tema da ridefinire e riconsiderare. Perché in fondo più che una pioggia di milioni di euro, negli anni per la Basilicata, le compensazioni legate al greggio sono state state l43-pozzo-petrolio-120308114134_mediumbriciole. Briciole rispetto alla somma che ognuno può immaginare. Certo, soldi fondamentali per salvare servizi importanti come, ad esempio, l’Università degli studi della Basilicata o anche il comparto sanitario. Ma sicuramente non tutta quella mole di denaro che ci si può immaginare. Calcoli alla mano, infatti, con i dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo economico, negli ultimi nove anni gli introiti delle royalty non hanno raggiunto la somma del rendiconto annuale della Regione. A fronte di un bilancio di un anno di poco più di due miliardi di euro le compensazioni ambientali di nove anni sono state di circa un miliardo ed ottocento milioni di euro. Un miliardo 879 milioni 710mila 414, 76 euro per la precisione. Insomma, una somma che evidenzia chiaramente la situazione e che solleva non pochi interrogativi anche sul futuro. Considerato che i soldi – con le attuali quotazioni del petrolio – non sembrano destinati ad aumentare ma piuttosto ad essere ridotte in maniera esponenziale. Uno scenario, tra l’altro, che si sta realizzando già oggi se si tiene presente che per l’assestamento che deve essere varato tra qualche settimana la Basilicata dovrà fare i conti con decine di milioni in meno rispetto alle previsioni di inizio anno. Al di là di quelle che saranno le cifre per il futuro, comunque oggi a far riflettere sono le cifre di questi ultimi anni. Numeri che raccontano un andamento altalenante degli introiti e nello stesso tempo anche una riduzione interessante soprattutto negli ultimi anni (legata quasi sicuramente ad un ribasso delle quotazioni del greggio). Tanto che dai 102 milioni 685mila 455, 30 euro incassate nel 2008 si è passati agli 85 milioni 686mila 16, 24 euro del 2015 e del 2016 (in questo ultimo caso previsione da valutare al ribasso per lo stop del Centro oli di Viggiano ed un ulteriore crollo del prezzo del greggio). Passando per un massimo di 168 milioni 873mila 936,44 euro incassati nel 2013. Solo tre anni fa.

Fonte: articolo di Antonella Inciso – La Gazzetta del Mezzogiorno

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