All’ospedale San Carlo? Ci vogliono sette mesi per un esame urgente

POTENZA – Sette mesi di attesa per un esame clinico urgente. E questa volta la denuncia arriva da un dirigente della Uil pensionati, che non ha esitato a postare sul suo profilo Facebook l’ennesimo caso di sanità che non funziona. Sette mesi per un esame di uroflussometria da effettuare all’Unità operativa di Urologia del San Carlo. «E forse – ha commentato – mi è andata anche bene perché l’attesa può essere più lunga». In effetti i tempi di attesa per delle visite specialistiche si vanno allungando. «Non a caso Spi Cgil, Fnp-Cisl e Uil Pensionati – spiegano i sindacati – stanno conducendo numerose iniziative e confidano che il protocollo di intesa siglato in Regione sul tema delle liste d’attesa possa dare risultati in tempi rapidi. Su questo c’è il pieno sostegno delle imagessegreterie regionali di Cgil, Cisl, Uil Basilicata che continuano ad incalzare l’assessore Franconi e il presidente Pittella. Per i pensionati lucani i tempi dalla prescrizione del medico di famiglia all’esame o visita specialistica sono un elemento fondamentale per la salute». L’abbattimento delle liste di attesa – sostengono i sindacati dei pensionati e confederali – è chiaramente solo un punto di inizio per garantire quella equità e universalità di cui il sistema sanitario pubblico deve essere garante, in quanto luogo privilegiato di incontro tra i bisogni sociali e qualità del lavoro. Sono stati già indicati strumenti immediati e concreti di azione: nuove assunzioni; la costituzione di un fondo per le prestazioni straordinarie volontarie; l’ampliamento dell’orario di apertura dei servizi ambulatoriali e radiologici; la formazione, aggiornamento e mobilità professionale. Inoltre, in Basilicata garantire realmente il diritto alla salute vuol dire, tra le altre cose aggredire principalmente sia la barriera dei costi che ancora il cittadino deve sostenere, sia la barriera rappresentata dall’effettiva offerta sanitaria, dal suo accesso in tempi ragionevoli, dall’esigibilità di una prestazione di qualità. Come Cgil, Cisl e Uil, insieme alle categorie del lavoro pubblico e più in generale insieme alle altre categorie (sindacati dei pensionati in primis), «siamo impegnati da tempo in questa battaglia che ora va ripresa e rilanciata, aprendo una “vertenza salute” a tutto campo, indicando priorità e metodi per un confronto serrato a partire con la Regione. L’allungamento dell’aspettativa di vita sta cambiando profondamente la domanda di cura e assistenza da parte dei cittadini lucani; per fronteggiare questo cambiamento serve uno sforzo organizzativo ed economico del pubblico affinché il diritto costituzionale alla salute non sia solo un proclama scandito nelle grandi occasioni ma un diritto concretamente esigibile nel quotidiano delle persone che per necessità entrano in contatto con quella macchina complessa che è il servizio sanitario pubblico». 

Fonte: Il Quotidiano del Sud

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