“In beata sventura”: a Sant’Angelo Le Fratte riprendono le riprese del film del regista Chiariello. Il Sindaco: “Grande soddisfazione”

IMG_0060Riprenderanno oggi a Sant’Angelo Le Fratte le riprese del film “In beata sventura”, del regista campano Daniele Chiariello. Reduce dal successo di “Zio Angelo e i tempi moderni”, col quale nel 2014 ha fatto conoscere al grande pubblico una Basilicata inesplorata e affascinante, torna in parte in terra lucana. C’è tanta Basilicata in questo suo nuovo film. Ed esprime tutta la sua soddisfazione anche il Sindaco, Michele Laurino, soddisfatto che la scelta della location sia ricaduta sul paese delle cantine: “Diventa  anche questa un modo di accogliere i cineturisti. Una visita al bellissimo borgo di Sant’Angelo Le Fratte, che rappresenta sicuramente una ennesima esperienza turistica, culturale e, perchè no, eno-gastronomica incomparabile per far conoscere gli affascinanti vicoli del centro storico con i suoi Murales e Sculture”. Come riporta “Italia 2 Tv”, lo scenario lucano dialogherà con un pezzo di Nord Italia, in particolare con la provincia di Brescia, dove è ambientata una parte del film e dove la troupe ha già girato nel mese di Maggio. “In beata sventura” è prodotto da Jimbo, la sceneggiatura è dello stesso Chiariello e di Roberto Lombardi. Protagonisti del film Elio Angelini, conosciuto alle platee televisive come animatore del duo comico “I fratelli Lo Tumolo” e Paolo Granci, autore e attore di teatro, già attivo nella compagnia “Il vespaio”. Nel film i due interpretano Totonno e Dacian un’improbabile coppia di amici che si trova a subire i capricci e i manrovesci della sorte. Gianluca Guidi, attore, regista, cantante, è il sindaco, amorale e levantino, del paese inventato da Chiariello, Sant’Angelo di Lucania. Partecipazione straordinaria di Peppe Servillo, nei panni, o, meglio, nella divisa del maresciallo di Sant’Angelo.  Nel cast anche Carmela Caggiano, Lucia Gaudiomonte, Marta Ghironi, Cristian Stellutti, Giovanni Turco, Felice Avella e Carmine Caputo. Sullo sfondo di una Basilicata dalla bellezza austera, per certi versi imperturbabile, distante, se non estranea alla commedia umana e alle sue scaltrezze, si innesta un racconto disincantato e spassoso. Chiariello ancora una volta mette insieme leggerezza e critica dei costumi, dissacrazione e analisi di certi tipi antropologici, non rifuggendo da una venatura moralista e da uno sguardo che fa della natura e del paesaggio l’orizzonte da cui l’azione degli uomini non pare altro che una variabile un po’ sfuggita di mano. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *