Arcigay Basilicata contro la disinformazione sulla teoria gender: sabato sit-in a Potenza

12096181_188649888134928_8299256785479651430_nNegli ultimi tempi si sta diffondendo una pericolosa disinformazione riguardo ad una fantomatica ideologia e/o teoria gender, di fatto inesistente, cui viene data patente di veridicità attraverso mozioni, convegni, conferenze e denunce fantasiose. Tale disinformazione, oltre a creare ingiustificati allarmismi tra le persone meno informate, soprattutto in ambito scolastico, fomenta odio e discriminazioni inaccettabili. Non esiste una cosa che si chiami ideologia o teoria gender, lo ha ribadito anche la ministra all’Istruzione Giannini, con una circolare ufficiale che la definisce una “truffa culturale”. Esistono invece i cosiddetti “gender studies”, ovvero “studi di genere”.  I gender sudies sono figli della rivoluzione femminista del secolo scorso, che ha proposto nuovi modelli di società. E ci dicono che la costruzione dei modelli di genere vincola gli esseri umani fin dalla nascita ad assumere dei ruoli che spesso sono causa di insofferenza e infelicità, ostacolando la libera espressione del sé e impoverendo di conseguenza anche le relazioni. I gender studies non sono un impianto teorico né un progetto ideologico. Sono piuttosto studi interdisciplinari che affrontano il ruolo dell’appartenenza ad un sesso e non all’altro nella costruzione delle identità maschili e femminili, sfidano e de-costruiscono stereotipi o assiomi consolidati. In realtà una teoria gender, un’ideologia, un impianto strutturato e consolidato di pensiero sul genere esiste. È quella prassi affermata e diffusa che assegna alle bambine in quanto femmine un mondo rosa, fatto di bambole, vestiti da principesse, trucchi, scope, stracci e padelle, e ai bambini in quanto maschi un mondo azzurro, fatto di pistole, super-eroi, e cappelli da cowboy. È quell’ideologia secondo cui una donna violentata deve essersela cercata, perché — nel migliore dei casi — non doveva uscire la sera tardi o — nel peggiore — doveva coprirsi meglio. È quella teoria che ritiene le donne stupide “cervello da gallina”, e gli omosessuali delle quasi femmine e dunque ci sta che qualcuno faccia loro de male. E’ quella teoria che continua periodicamente ad attaccare una legge dello stato come la 194, e che vuole governare e controllare I corpi delle donne e che mette al prima posto e vuole difendere a tutti I costi una “famiglia naturale” che ormai è quotidianamente superta, ma mantenuta in vita dall’ipocrisia. Quell’ipocrisia secondo cui ci vorrebbero i bordelli legalizzati perché così la salute delle prostitute è controllata, perché non sia mai che i clienti vengano infettati da queste donne, mentre il contrario può capitare. Quell’ipocrisia che giustifica uomini che si suicidano dopo aver ucciso moglie e figli, come fosse normale considerare il prossimo una mera estensione della propria persona.  Tutto ciò è strutturato e consolidato in ciò che potremmo definire una vera e propria “ideologia gender”, che è proprio quel che gli studi di genere mettono in discussione. Un’ideologia gender a cui piace chiamarsi “normalità”, “tradizione”, “natura”, “valori cristiani”.  Nella consapevolezza, quindi, che laddove i diritti della persona a sviluppare IL proprio essere, senza gabbie rigide di ruolo, vengano mortificati e violati, nessuno può sentirsi al sicuro, né tanto meno possono sentirsi al sicuro quei giovani che un domani assai prossimo faranno consapevolmente le proprie scelte. Arcigay invita tutti a partecipare al sit.in che si terrà sabato 24 ottobre alle ore 19 in Piazza Prefettura

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